Sarà che ho appena compiuto 44 anni, sarà che anche io credo che la giovinezza è quella parte di te che persiste più a lungo perché è l’età in cui hai sentito te stessa, percepito te stessa nel mondo, il periodo della vita dove hai fatto le cose più belle e più brutte, spaventose ed eccitanti, preso le cose alla leggera o con molto serietà, dato un’ impronta al tuo futuro, capito l’importanza delle relazioni e imparato o non imparato a gestirle (ognuno a suo modo, giusto o sbagliato), insomma sarà…

In queste settimane ho fatto una full immersion nella giovinezza o gioventù come volete meglio dire e ve ne parlo brevemente qui.

Mattia Carrano nella sua doppia interpretazione in Prisma

Inizio con la prima cosa bella che ho visto dopo tanto tempo: Prisma, la serie tv su Amazon PrimeVideo, già passata alla ribalta, ma magari qualcun se l’è persa e io gliela ricordo. Dirò poche cose ma per me le più rilevanti. Prisma è il frutto di 4 anni di lavoro, del duo Ludovico Bessegato e Alice Urciolo (già rodati dalle stagioni di Skam Italia e che da questa hanno fatto un salto notevole, per quanto già Skam sia una serie di molto ben fatta e di successo) nel mezzo abbiamo già visto Euphoria e We are who we are, che portano un po’ tutto all’eccesso, che scavano e scandagliano. Prisma racconta con naturalezza, ma uno stile impreziosito da riferimenti culturali sia nella scrittura che nella regia, la complessità e la semplicità delle cose, che non sono definibili ma hanno tratti riconoscibili in ogni loro sfumatura. Sì i temi sono la sessualità liquida, le tematiche LGBTQ+, la disabilità, il bullismo, la depressione, la genitorialità, e tutto quello che significa essere giovani oggi, a Latina (l’ambientazione è importante perché rispecchia una realtà popolare, fatta di disuguaglianze e distacchi, ma soprattutto di comunità).

Tra tutti spicca la performance attoriale di Mattia Carrano, che interpreta due ruoli (i gemelli Andrea e Marco) con una professionalità che fa spavento, essendomi lui un esordiente direi niente male. Giovanna Cristina Vivinetto (che appare anche in veste di se stessa) ha dato ispirazione alla serie con la sua storia e il suo libro Dolore Minimo che consiglio di leggere assolutamente. Qui trovate una intervista a Vivinetto se volete approfondire. Altra importante collaborazione è quella di Ginevra Nervi compositrice bravissima che lavora da tempo con il cinema e la tv. 

Seconda cosa che vi racconto il documentario di Apple Tv “Selena Gomez. My mind and me”, un film che aveva molto potenziale ma che risulta molto confuso sulla linea narrativa e soprattutto che perde una grande occasione. Gomez racconta la sua malattia (il lupus e la malattia mentale, una diagnosi di bipolarismo) ma si ha l’impressione che qualcosa manchi, che il suo percorso sia pilotato e ricostruito (male). Le scene in cui lei torna nella sua città natale in Texas e incontra personaggi della sua infanzia, lo stress dei tour, la sua quotidianità e la pressione dei media, i rapporti con lo staff e la sua famiglia, è tutto insieme in un calderone di emozioni che investono ma non restituiscono il senso del film. Peccato. Se volete vedere due documentari fatti bene su popstar vi consiglio “Gaga: five foot two” su Netflix, “Miss Americana. Taylor Swift” sempre su Netflix, e “Billie Eilish: tha world’s little blurry” su Apple Tv,  e non ve ne pentirete.

Terza cosa del mio viaggio sulla giovinezza è il podcast “Noi siamo i giovani” prodotto da Chora Media in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani, è disponibile a partire da giovedì 3 novembresulle piattaforme audio free (Spotify, Apple Podcast, Spreaker, Google Podcasts) con un nuovo episodio ogni settimana. Giulia Cavaliere è l’autrice e la voce narrante degli episodi dove si racconta la nascita della categoria sociale dei giovani attraverso voci autorevoli che ne indagano vari aspetti e anni. Il percorso parte dal primo episodio raccontando la nascita e la presenza di giovani nell’Italia del boom economico. La protagonista della prima puntata è Caterina Caselli che in prima persona ci racconta la sua vicenda personale e il mood di quegli anni dove tutto è esplose e che fanno da anticamera agli anni delle proteste sessantottine. Negli episodi successivi Giorgio Boatti, Claudio Cecchetto, Enrico Brizzi, Giulia Paganelli. È una storia che riguarda tuttə noi, un podcast ben fatto. Giulia Cavaliere è un’autrice precisa e attenta, che sa costruire racconti coinvolgenti. Ricordo “Romantic Italia. Di cosa parliamo quando cantiamo d’amore” pubblicato per Minimum Fax, da cui è poi nato il podcast omonimo e il programma televisivo di approfondimento musicale per Sky Arte di cui è stata autrice e conduttrice. 

Credo che continuerò sulla strada della maturità ad occuparmi sempre di giovani perché mi fa stare bene e perché sapere da dove veniamo e dove stiamo andando è un’ottima good practice per stare al mondo con consapevolezza. 

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