Dopo giorni di pioggia e di acqua come filo conduttore, l’elemento è cambiato.
Siamo passati al fuoco e alla sua forza bruta e distruttiva.
Ma andiamo con ordine.
Il desiderio di vivere la Mostra in tutto e per tutto, mi ha spinta a recarmi in sala a mezzanotte per dare degna chiusura a un sabato già abbastanza ricco. Il film prescelto è stato Brawl in Cell Block 99, definito il film più violento di questa edizione. Diretto da S. Craig Zahler e interpretato da Vince Vaughn, racconta la storia di Bradley Thomas, burbero ma dall’animo gentile, che viene arrestato per traffici di droga e, una volta in carcere, costretto ad uccidere un altro carcerato per salvare la vita della moglie e della figlia. Complice una sonorizzazione impeccabile e disturbante, e la presenza in sala del cast e del regista, Brawl si è rivelato davvero il film più truce, ma anche spudoratamente tamarro e incredibilmente godibile.
La giornata di domenica 3 settembre si è aperta con The Leisure Seeker, primo film in terra americana dell’italiano Paolo Virzì. Superficiale sotto diversi aspetti, la pellicola pare aver convinto la critica, ma non ha convinto me.
La vera rivelazione della mia giornata, però, è stato Marvin di Anne Fontaine (autrice attenta e di straordinario talento, già nota per i precedenti Two mothers, Agnus Dei, e Coco avant Chanel). Il film racconta la vita di Marvin Bijoux (nei sottotitoli tradotto con Gioiellino), giovane omosessuale, proveniente da una famiglia povera e omofoba, con una spiccata predilezione per la recitazione e il teatro. È un film delicato che sottolinea l’importanza del partire da sé per alimentare un processo artistico, ma anche per riscoprire e ricostruire la propria identità. Durante il Q&A con gli autori, qualcuno dalla sala chiede a Fontaine perché ha scelto di mettere in scena questa storia: “Ogni volta che scelgo un argomento, i motivi sono misteriosi solitamente. Mi interessano i percorsi autodidatti, la capacità di estrarsi e allontanarsi da un ambiente per poi tornarci senza però giudicarlo”.
Il fuoco, fino ad ora, ancora non si è palesato. Lunedì mattina alle 8.30 mi reco in sala per vedere Three Billboards Outside Ebbing, Missouri.
Mildred Hayes (interpretata da Frances McDormand) decide di affittare tre enormi spazi pubblicitari all’ingresso del paese e fa affiggere dei cartelloni. Attraverso questo gesto, dichiara “guerra” alla polizia locale con la speranza di risvegliarla dal torpore e istigarla a proseguire le indagini per scoprire chi è l’assassino della figlia.
Una figlia bruciata e stuprata.
Diretto da Martin McDonagh, interpretato – tra i tanti – da Frances McDormand, Woody Harrelson e Sam Rockwell, Three Billboards intreccia con una spiccata intelligenza dramma e ironia, attraverso una sceneggiatura brillante e la bravura degli interpreti.
(McDormand sente già profumo di Oscar…)
Tra gli altri film visti voglio citare:
Una famiglia – di Sebastiano Riso, con Micaela Ramazzotti. Per ora, quello che ho apprezzato meno.
Sandome no Satsujin – di Hirokazu Koreeda. “Un episodio giapponese di Law and Order” ha detto la mia vicina di posto, Ivana. Il film comincia con un omicidio: il protagonista uccide un uomo e poi gli da fuoco, lasciando sul terreno un alone a forma di croce.
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