Katia Bernardi è una creatrice di favole, o meglio è lei stessa una personaggia delle favole. Così ha girato e anche scritto la storia delle funne, perenni bambine – o anguille? – nonostante gli anni, che vivono in una valle incantata del Trentino dove il tempo si misura con i rintocchi del campanile e i numeri della tombola.

Daone è un piccolo paese, la chiesa, il municipio, le stradine, la piazza, le montagne intorno, con le nubi basse, i fitti boschi, e tanti camini fumanti. Le protaginiste hanno nomi fantastici: Erminia, Armida, Enrichetta, Vitalina, Jolanda. I loro volti sono mappe di vite difficili, segnate dal tempo, emozioni e desideri. ed è proprio il desiderio al centro di questo racconto. Funne. Le ragazze che sognavano il mare è un film documentario che sa di torrone e di madeleine, come le sue personagge. Le anziane signore, le ragazze del circolo Il Rododendro, sono devote alla Madonna della neve e hanno tutte un desiderio, vedere il mare. Alcune di loro non lo hanno mai visto, altre hanno persino paura di vederlo “tutto insieme”, altre lo hanno visto in cartolina. Il desiderio del mare è quello di tutte loro di poter finalmente fare qualcosa per sé stesse, per sé e basta. Andar via e guardarsi dentro.

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La borsa da mare di Erminia, oltre alle sigaretta e a una macchinetta fotografica, nascondeva nel fondo un pezzo di polenta. Perché, come diceva ogni tanto la presidentessa, nella vita non si sa mai.

*Katia Bernardi, Funne. Le ragazze ottantenni che sognavano il mare, Mondarori, MIlano 2016

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Le funne sono dive davanti alla macchina da presa, spontanee e disinvolte, timide quanto basta per non essere sfacciate, e molto divertenti. Sono così, anche nella vita. Ed è questo il pregio più grande di questo film, essere vero e fantastico allo stesso tempo, per far credere a tutte noi che i sogni si realizzano, con poco, se davvero lo vogliamo.

La simpatia e la genuinità delle eroine di Daone travolge tutto, le musiche sono una delizia, la ciliegina sulla torta.

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Il libro di Katia Bernardi

Katia Bernardi nasce non troppo tempo fa a Trento, e subito si innamora delle montagne e della primavera ventilata. Dopo aver studiato Cinema a Bologna, diventa regista per passione e scrittrice per gioco, o forse viceversa. Al suo esordio nel mondo delle favole scritte e raccontate con la luce, confessa di avere un grosso problema con la realtà. Confonde spesso i piani tra il reale e la fantasia, ma dice di poter risolvere la querelle indossando una protezione magica: un berretto giallo che ha il potere di realizzare piccoli sogni, di quelli che non sai di avere ma che hai sotto gli occhi. Ha una bimba bionda che non vuole fare la principessa, un cagnetto bianco col vizio dell’arrampicata, e un paio di borse che porta sempre con sé, cariche di quaderni e cose da sgranocchiare.

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