Milano. La vita ai tempi del Covid. Non so dire quanto sto rimuovendo, quando mi sto adattando, quanto sto resistendo e quanto mi sto preparando. So sicuramente che in ogni casa, in ogni paese, in ogni città ognuna di noi sta affrontando nel modo che più le appartiene questa emergenza.
La nuova vita che siamo chiamate a interpretare prevede la reclusione totale, lo smartworking per alcune, il lavoro fuori per altre, figli a casa, solitudine, convivenze improbabili, separazioni, situazioni al limite, disperazione, paure, ansie, malattie.
Io personalmente rimuovo, ad esempio, da quanti giorni sono chiusa in casa, salvo le rare volte in cui esco a prendere una cosa necessaria e che non ho trovato in delivery. Rimuovo, non voglio ricordare, ma se ci devo proprio pensare mi sa che sto entrando nella quarta settimana (si conta come nella gravidanza, nell’attesa che tutto finisca e rinasca una nuova vita).
La prima settimana l’ho passata a lavorare in smartworking, ho iniziato con piglio giusto, o almeno mi sembrava. Siamo in due a lavorare da casa così ho trasferito il tavolino del terrazzo in camera e ho creato la nostra scrivania, mia e di marito. Lavoriamo per la stessa azienda, lui diciamo qualche gradino sopra di me. Io faccio la redattrice. Dunque abbiamo iniziato a lavorare interrotti da nostro figlio, 5 anni, che poverino tentava di ricavarsi i suoi spazi tra una call e l’altra.
Lì ho pensato: è la fine, non ce la faremo mai, mollo. Ero distratta, di malumore, ansiosa. Distratta più che altro da tutto quel rumore che si faceva là fuori, che prendeva forma nel silenzio assordante della strada, deserta, senza macchine, senza vita. Il Covid ha causato la sospensione del programma per cui lavoravo, così il 15 marzo alla scadenza del mio contratto abbiamo sospeso, e io sono da allora senza lavoro, in disoccupa che chissà quando e se arriverà.
Seconda settimana crisi di nervi, brutta, con urla, minacce di fuga. Non so, è scoppiato tutto insieme, una cosa che stava lì, una piccola foglia ha fatto venir giù una valanga. Ho un uomo magnifico accanto, e c’è sempre, c’è anche adesso e tutto è piano piano andato meglio. E la coppia va, devo dire anche grazie al piccolo nano che con la forza dei suoi 5 anni ci fa vivere sempre con il sorriso, ci dà la spinta a non litigare troppo, ad affrontare la cosa sempre con il sorriso, a capire quanto siamo fortunati a stare bene ad avere i soldi per fare la spesa e ancora un lavoro, perché almeno lui possa vivere sereno, sì, senza amici, senza scuola, senza nonni, senza parco, ma sereno.
Adesso la mia vita casalinga si dipana tra piccole nuove e vecchie ossessioni:
- la cucina, se prima spignattavo il weekend adesso è uno spignatto continuo, ma devo dire che mi limito almeno a non postare troppe stories, che già non se ne può più, mi accontento di guardare le altre
- leggere cose sui social che mi divertono, escludo commenti sulla situazione attuale, politica, economica o sanitaria che sia, a parte alcune eccezioni autorevoli, e mi butto su amiche e amici che hanno ancora conservata intatta la loro preziosa ironia
- la ricerca di buoni e convenienti delivery alimentari, alternativi alla GDO, negozi di quartiere che consegnano a casa. Ormai sono una faina e faccio ordini collettivi anche con altri condomini, ho trovato tutto, macelleria, pesce, verdure, solo che sto esagerando e attualmente ho mezzo balcone occupato da generi alimentari vari
- l’alcool, ecco questa vecchia ossessione si è rinfocolata, però per ora tutto sotto controllo, mi faccio qualche spritz e qualche birretta, a volte con amici in videochiamata e ho pure comprato della maria legale, così per rilassarmi
- ho iniziato a leggere Stephen King e non credo ne uscirò presto, e mi chiedo perché non ho iniziato prima, ma queste sono le scoperte belle ai tempi della quarantena e devo dire non ho problemi di sonno perché dopo che ho letto qualche sua pagina dormo che è una bellezza. Se vi chiedete cosa sto leggendo ho iniziato da Dolores Claiborne.
Non faccio poi tantissime cose, in realtà la maggior parte del tempo la passo con il nano a giocare e tenerlo impegnato, distratto e felice. Quindi ho poco tempo per pensare. Però ieri sotto la doccia, un luogo dove mi ritiro perché lì almeno lui non arriva (non sempre, ad esempio ieri è arrivato con la sua macchina fotografica e mi ha fatto tutto uno shooting di nudo che oggi ha mostrato al padre soddisfatto) insomma lì ho pensato che avrei voglia di sapere anche la quotidianità di altre amiche, le amiche che ormai sono sparse per il mondo e con le quali ci sentiamo via whatsapp, via telefono, in videochiamata.
Sarebbe bello se ognuna di loro scrivesse un breve pezzo su come sta vivendo, interpretando e resistendo questa emergenza. Una mappa delle #donneinquarantena che pubblicherò su questo umile sito. So che risponderanno, e per questo sono già molto felice. So che ognuna di loro mi regalerà un sorriso, una lacrima, un’emozione, una storia. E le ringrazio già tutte, per questo e per tutte le altre cose belle che abbiamo fatto insieme e che faremo.
Se volete inviare le vostre storie di #donneinquarantena scrivete la vostra breve storia a questo indirizzo donneinmovimentoblog@gmail.com
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