Mi chiamo Marta e ho un figlio di 2 anni e 7 mesi. A casa, da sempre, siamo io e lui. E ce la caviamo così. A parte l’isolamento e la lontananza dagli affetti familiari, la vita domestica non è cambiata tanto da quando siamo chiusi, ma certo il lavoro sì.

Continuo a insegnare all’università, non ho perso tempo e ho iniziato appena ci siamo trovati a dover interrompere la didattica in aula. Ho fatto lezione di notte, di giorno (registrandole in parte di notte) e sfruttando la finestra del sonno pomeridiano del bimbo. ho fatto lezione con lui che guardava i cartoni, o che mi sbadigliava in braccio facendo sorridere la folta platea online… Ho messo da parte la ricerca, relegandola alla notte (quando riesco a star sveglia) perché siamo nel pieno del semestre e tutto non si può fare.

Mi stavo appena riprendendo dal terremoto che è fare un figlio (da sola per giunta) e continuare a lavorare, cercando di far risalire la mia produttività scientifica, ed ecco che la scure di questa pandemia si è abbattuta su tutti e tutte noi. ma come verrà valutata la mia produttività a confronto di chi non ha uno o più figli a casa, causa chiusura di tutte le scuole? ci saranno delle ponderazioni rispetto a chi non si è trovato in queste condizioni?

Questo e altri interrogativi mi assalgono ogni giorno, mentre con il fiatone, rincorro mio figlio per casa sperando che non cada per le scale o non si lanci dal divano rompendosi qualcosa. non mi fermo mai. non mi siedo mai. lo rincorro, e intanto pulisco la casa, preparo pranzi e cene, mangio e bevo caffè, vino (per forza!). Ogni tanto provo a fare un po’ di ginnastica, anche soltanto un saluto al sole, e me lo ritrovo addosso, sopra la schiena o attaccato al sedere, mentre ride, sbava, dice cose buffissime e prova a imitare la posizione del cobra. Cantiamo. Leggiamo storie e facciamo un sacco di giochi bellissimi. giocare è veramente una figata, quello sì. e un privilegio grande, perché la giornata è pienissima e nonostante la fatica si passa il tempo in mondi di fantasia. cerco di concentrarmi su questo valore per farmi forza e continuare a sorridere.

Il fiatone però ce l’ho sempre. mi sento sempre in corsa, faccio tutto di corsa, con l’ansia di non perderlo di vista, ma allo stesso tempo di spuntare una ideale check list di cose da scrivere, controllare, guardare su internet, comprare online, leggere, finire di preparare, aggiustare, pulire, cucinare, piegare, stendere. bollette da pagare, pratiche da sbrigare, lampadine da cambiare.non so quanto tempo sia passato dall’ultima volta che ho poggiato la testa sulla spalla di qualcuno e mi sono sentita serena e sollevata. anche solo per 5 minuti.
Mi vedo così, giocoliera che fa girare delle palline incandescenti, nonostante le mani piene di ustioni. ma siamo in salute, noi e tutti i nostri affetti, e questo mi sembra l’elemento più importante. il resto, si farà. Dimenticavo. Stiamo anche togliendo il pannolino.

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