Quando ho accettato di scrivere della mia quarantena non sospettavo minimamente che potesse rivelarsi un compito arduo e allo stesso tempo terapeutico.

So che è stato un mio errore di valutazione, perché scrivere – e soprattutto scrivere di sé – è sempre una forma di terapia.

In questo post non voglio parlare della mia quarantena da mamma, cosa troppo scontata visto che ho aperto e curo un family travel blog.

Niente mamme disperate, ricette, consigli per lavoretti di Pasqua… per questo mi basta il gruppo “mamme dell’asilo” (un incubo).

In questo post voglio parlare di me: in quanto donna, in quanto persona.

Sarà che in questo particolare periodo della mia vita, o meglio in quel particolare periodo della mia vita che ha coinciso con il Coronavirus, io stavo vivendo un cambiamento profondo.

Perché a pochi mesi dal mio quarantunesimo compleanno, io avevo già deciso di dare una svolta decisiva alla mia vita.

Quella che vedevo riflessa allo specchio era una persona estranea a me, frutto di scelte sbagliate e di comportamenti pessimi. 

Vedevo riflessa allo specchio una me che non riconoscevo e, soprattutto, non mi piaceva.

Avevo già superato la fase delle domande e dell’attribuzione delle colpe; avevo preso atto del dato compiuto e deciso che era il momento di una svolta, di un grande cambio di direzione.

Non mi piacevo, e di conseguenza non mi piaceva nulla di quello che facevo. 

Questo era il punto da cui partire.

E da lì sono partita.

Poi però è arrivato l’imprevisto degli imprevisti.

E chi l’avrebbe mai immaginata una pandemia che ci avrebbe costretto a casa? Che ci avrebbe riportato a rivedere la nostra vita (più di quanto stessi già facendo), a riscoprire le nostre attitudini, a scoprirne delle nuove, a rivedere le nostre abitudini e i legami familiari.

Io poi… 

Una mangiatrice seriale di chilometri.

Ma, devo ammettermelo, almeno sino a questo giorno 38 di quarantena sono riuscita a gestire alla grande la mia smania di uscire e bruciare chilometri.

Brava me!

Per quanto riguarda il cambiamento…

Continua.

Non ho ben definito cosa e come voglio essere, ma ho chiarissimo quello che non voglio più essere e fare.

Ogni giorno è una continua scoperta di me e di quello che mi circonda e che potrei e vorrei fare una volta che potremo ritornare alla “normalità”.

Che poi… io spero non sia la “normalità” che ci siamo lasciati fuori dal portone di casa.

Ogni giorno è una continua consapevolezza di tutte quelle cose che, pur non andandomi bene, ho accettato e, col passare del tempo, mi sono fatta anche piacere.

Ogni giorno succede qualcosa che mi convince di essere sulla strada giusta e che mi porta avanti nel mio percorso di crescita.

Il cambiamento, quello profondo e radicato nel nostro io, avviene un poco alla volta. Dal momento in cui si decide di cambiare.

Io ho considerato questa “clausura forzata” una possibilità. Sono sempre stata convinta che nella crisi c’è sempre un potenziale di miglioramento.

Non ho mai pensato che questa situazione sarebbe stata distruttiva; anzi… da subito l’ho inglobata nel mio processo di cambiamento, e devo dire che è stata un’ottima idea.

Ora lo so che ho fatto venire l’ansia alla sister, ma lei sa che ogni tanto dove sono, chi sono e quel che faccio mi stanno stretti e devo cambiare.

Inizio col trasformare piccole cose, sempre più grandi… fino a quando la metamorfosi è completa.

Questa “quarantena da Coronavirus” per me è un viaggio: in me stessa e per me stessa.

Forse “Giuseppi” lo sa ed è per questo che rimanda costantemente la fine della “clausura”: sa che ho bisogno di qualche settimana in più (ora non datemi la colpa di tutto, eh!).

Magari è il mio psicoterapeuta inconsapevole…

Cavolo però ho uno psicoterapeuta proprio importante!

Con l’aiuto del premier/psicoterapeuta, con la vivacità di mio figlio (che mi costringe a stare sempre attiva, vigile e a mettermi costantemente in gioco), con la consapevolezza di aver compreso veramente quello che per me è importante e del bisogno di lottare per tenerlo e averlo, con la curiosità di vedere come andrà finire accompagno le mie giornate chiusa in casa, ma solo fisicamente.

Il cambiamento continua ogni giorno, tra un impasto e un’infornata, tra l’attività di didattica a distanza e due tiri nel canestro piazzato in sala, tra una lettura e un film, tra due chiacchiere in famiglia, i sogni condivisi e le piccole discussioni, tra gli abbracci e le coccole.

Il cambiamento si evolve giorno dopo giorno… così siamo arrivati al trentottesimo giorno di quarantena e per me questo tempo è volato…

E se qualche volta mi prende l’ansia, mi ripeto… Io non ho paura, perché (come diceva mia nonna) chiusa una porta si riapre un portone e io sono curiosa di vedere cosa c’è dietro. 

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